Prodotti della Campania

A proposito dei prodotti della Campania, ecco cosa scriveva Settimia Cincinnati in Mangiamo così.
Edizioni del Delfino – Napoli, 1977




Cucina povera, quella della Campania, ma estrosa e piccante: non possiede magnificenza di carni, ma abbonda di ortaggi, non ha la spinta della golosità, ma fa gustare semplici e direi spiritose combinazioni. Di fronte alla sontuosa bistecca fiorentina da seicento grammi, la fetta di pane “cafone” con un pomodoro e una foglia di basilico non è da meno, per sapore e odore.

Ma quanta ricchezza vegetale in quella che un tempo fu Campania Felix! Quanta vita nelle “spaselle” riboccanti di pesce portate a riva dalle paranze e dalle lampare! Quale semplicità arcadica nei latticini nati forse nelle grotte del cavernicolo ed ora dilaganti in tutto il mondo! Quale monumento i maccheroni, “cibo divino”!

Ecco i nostri tesori: le aragoste di Ponza, le ostriche del Fusaro, i pomodori e i peperoni dell’agro nocerino, le castagne, noci e nocciole dell’Avellinese, i latticini del Salernitano, i limoni, l’olio e il burro di Sorrento, le alici salate di Cetara, i cedri di Sapri, i meloni di Marigliano, i fichi e le olive del Cilento, le fragole di Afragòla, le mele di Melizzano, le pesche di Calvizzano, le cipolle “della Rocca” di Cicciano, i tòtani di Capri, il capocollo di Montesano e di Mugnano del Cardinale, l’aglio del Nolano… e poi un mare di ortaggi – piselli, fave, fagiolini, zucchini, asparagi, cavolfiori, carciofi, zucche, ceci – di verdure di ogni specie dai broccoletti al basilico, una gloria di aranceti e frutteti e oliveti in ogni angolo della Campania.

Ecco i dolciumi, i torroni, i liquori del Beneventano, il trionfante nocillo e le centerbe conventuali; ecco i grandi vini cari ad Orazio ed Apicio; i latticini di bufale vaganti nella piana di Pesto e nel Giuglianese… che più? La pasta, scusate se è poco: i maccheroni, i vermicelli, i fusilli carissimi perché ancora lavorati a mano, col ferro da calza; pasta di ogni forma e grandezza, creata con la fantasia e l’oro di Napoli, cioè le innate sobrietà e pazienza della nostra gente.

E non dimentichiamo i capretti, i maiali, i conigli, il pollame, tutto il bestiame di serie B che pure dà alla Campania vivande squisite e insaccati famosi.

Questo volevamo ricordare a quanti leggeranno questo libro dedicato con amore alla terra che ci ha visto nascere e della quale non finiremo mai di apprezzare i doni.